Adattare una vecchia Costituzione ai tempi nuovi o scandire i tempi nuovi 

secondo una Costituzione vecchia 

 

Che in Italia sia in atto una guerra è tanto evidente quanto disastroso. E dopo le celebrazioni dell’Unità d’Italia sarebbe salubre tentare di cogliere le ragioni del suo scoppio e del suo perdurare.

La intangibilità della Costituzione 

La conclamata santa alleanza assai solerte e impegnatissima nella caccia all’ex-Cav. peccatore-predatore, è anche impegnata a spiegare che cosa unisce in intima ed esclusiva solidarietà le differenti versioni culturali dell’antiberlusconismo oligarchico. Unificante è l’idea integerrima e condivisa della intangibilità della Costituzione. Fu la medesima idea a scatenare la sciagurata lotta contro il craxismo, perché identico fu il motivo conduttore e perché l’aderenza alla Costituzione e al senso dello Stato in essa dominante è ritenuta un valore dal blocco civile di laici ex comunisti, in opposizione alla richiesta di liberalizzazioni e riforme diffusamente espressa da vastissimi strati della società e amplificata dagli stessi ritmi dalla globalizzazione. Dunque la responsabilità inoppugnabile di Craxi e di B. è di non aver saputo modificare la Costituzione e di aver lasciato naufragare il progetto di una sua grande riforma. Tuttavia a differenza di Craxi, B. è stato rivoluzionario: non de jure ma de facto B. ha sostituito il senso logoro dello Stato e l’obsoleta seppure affascinante idolatria costituzionale con il senso dell’Individuo. L’idea innovativa e sconvolgente della sua esperienza e della sua leadership personale si coglie in questo paradigma paradossalmente nuovo: in campo ci sono io e solo io, votate me, giudicate me, riflettetevi in me, affidatevi a me. Specchiatevi in me con i vostri pregi e i vostri difetti. Governerò e reciterò per voi, mi comporterò e cercherò come voi il modo gioioso di vivere, e sarò io il riferimento sicuro della azione politica e fin quanto possibile anche della legge. Trattasi evidentemente di una visione e di comportamenti scandalosi secondo i protocolli del vecchio sistema. Tanto più scandalosi in quanto la progressione verso il trionfo dell’Individuo e delle sue capacità inventive come misura della evoluzione liberale dello Stato è avvenuta. Ma è avvenuta in condizioni selvagge, in forza di una lotta accanita e bruciante col potere giudiziario, e in assenza di un compromesso istituzionale intelligente e utile, capace di ridurre l’anomalia berlusconiana senza tuttavia cancellarne né la identità politica né il reiterato consenso. 

La bicamerale tra centralità dello Stato e centralità dell'Individuo

A tanto era chiamata la bicamerale. Ma la bicamerale fallì. E il suo fallimento fu la prevedibile conseguenza della incomunicabilità di due progetti: quello dalemiano di riformare la Costituzione lasciando inalterata la centralità dello Stato e il progetto berlusconiano mirante a riformarla attraverso la costituzionalizzazione dell’individualismo, il cui irrompere fu dirompente con la sua discesa in campo e soprattutto con la sua conquista della maggioranza del Paese. Per tre volte. Ora è assai più stupefacente che da settori ideologicamente indefinibili come i M5S si cerchi di non vedere questa realtà temendo di guardarla in faccia. E per non guardarla si rifugi in una polverosa e spocchiosa difesa dell’esistente Stato, quello stesso Stato che agli inizi degli anni ’90 non resse alla prova dei fatti e fu travolto in modo cruento assieme alla stessa Repubblica. Purtroppo la guerra in corso non è che la prosecuzione di una guerra perpetua tra centralità dello Stato e centralità dell’Individuo, tra sovranità della Legge e sovranità del Popolo, tra l’adattamento di una vecchia Costituzione ai tempi nuovi o la scansione dei tempi nuovi secondo gli articoli di una Costituzione vecchia.