L'inutilità del M5S
C’è in Italia una opposizione che si fa chiamare M5S. Ma a che serve? A prorogare per sempre l’infanzia dell’opposizione? Ad accompagnare lo sparpagliato ondeggiare dei movimenti di protesta? A consegnare la politica a una concezione faziosa della legalità, brandita come bastone per delegittimare gli avversari, nemici assoluti?
La misura di un movimento politico credibile che si propone come guida nuova e ispirata di un grande paese, dovrebbe essere il realismo della proposta in totale autonomia. Inseguire slogan grotteschi, guerriglie verbali cariche di violenza e spazzatura, fare di ogni piazza un querulo salottino televisivo e di ogni salottino televisivo una piazza querulamente litigiosa, sono cose altamente incomprensibili per una organizzazione ramificata, responsabile e rappresentativa, presente nelle istituzioni, la quale aspira a costruire e garantire una alternativa credibile di governo. Ma allora o si lavora per elevare un movimento a partito di governo oppure si intrattiene il pubblico con dei guitti. Il resto è silenzio! Perché, i partiti non sono giochi d’infanzia o gruppetti, destinati a subire le lusinghe sparpagliate seppure generose dei compulsivi del web. Con il web si fanno campagne, si rumoreggia, si bestemmia. Ma non si imbastisce una trama significativa, non si intraprende un’avventura pubblica capace di dare prospettive di crescita, sanità economica, speranze di moralità e legalità. Non si matura la sapienza necessaria a garantire un equilibrio tra poteri, a sottoscrivere patti tra generazioni, tra gruppi sociali immensi e immensamente differenti, a dare risposte convincenti ed efficaci ai bisogni effettivi, verificati, della società civile. Sarebbe invece un atto di ragionevole prudenza prestare attenzione allo stordimento globale causato dall’uso diffamatorio del mezzo, dalla facilità con cui con esso si praticano l’impostura e l’istigazione credula alle peggior cose.
Più credibile e attrattivo sarebbe un movimento chiaro nel respingere l’insensato insulto urbi et orbi, sensato nel dire ai suoi militanti: non insultiamo ma lavoriamo per selezionare una classe dirigente capace di modificare i rapporti di forza nel paese reale. Finora, a furia di oceaniche adunate antigovernative, di insulse scalate sui tetti del potere, di insensate richieste di messa in stato di accusa il Capo dello Stato, quel movimento è stato percepito come inutile e ciarlone: l’ultimo sgangherato attrezzo pervenuto nella immensa palestra ginnica di questo paese travagliato e ribelle. Un attrezzo torbidamente usato dai suoi capi per distruggere, non per costruire. Purtroppo!

